Mese insolitamente intenso. Molto bello. Molto brutto. Nulla è stato “medio”, nel bene e nel male.
Per una serie di coincidenze, è stato anche un mese pieno di stampa.
Si è iniziato con la copertina e l’intervista su Industria dellaCarta (grazie a Chiara Italia!):
Poi è stato il turno di Formes de Luxe, che mi ha accolta a Montecarlo durante l’ultima edizione di LuxePack, alla quale ho partecipato come ospite del Living Heritage Hub (grazie rispettivamente ad Alissa Demorest e a Maryvonne Lanteri):
Devo dire che l’origami incuriosisce e sembra che stia diventando di tendenza. Infatti, durante la mia permanenza al Forum Grimaldi, sono stata intervistata anche dal Nice Matin:
E come ciliegina sulla torta, sono entrata anche a far parte della grande famiglia Comieco.
Volendo riassumere tutto il rimescolio di questo strano ottobre in un brano musicale, credo proprio sceglierei questo:
È un po’ lunga da spiegare maaaa, insomma, ci provo.
Da un paio d’anni sono felicemente abbonata ad una deliziosa rivistina edita in quel di Manchester. Il prezioso volumetto quadrimestrale, stampato a tiratura limitata, ha per oggetto l’architettura e il design modernista del XX secolo. Pubblicato dalla Modernist Society, si chiama – com’è ovvio – “The Modernist”.
Devo la scoperta di questa delizia a un musicista che seguo da una vita (data l’età, posso permettermelo); un musicista mancuniano che non è solo un Godlike Genius certificato, virtuoso della chitarra e produttore indefesso di riff epocali ma anche, direi soprattutto, un uomo incredibilmente curioso e intelligente: Johnny Marr.
Fatto questo preambolo, passiamo alla “ciccia”.
“The Modernist” e la Modernist Society hanno, come molti, come (quasi) tutti, degli account sui più popolari social media. Li seguo volentieri su Twitter e Instagram: foto di qualità, segnalazioni interessanti, è sempre una festa per gli occhi e i neuroni.
E proprio poco tempo fa, girellando su Instagram in un sonnacchioso sabato pomeriggio, mi sono imbattuta in questa meravigliosa creatura:
Si tratta della chiesa dedicata a San Raffaele Arcangelo, costruita a Staleybridge, Greater Manchester, all’inizio degli anni ’60.
Ora, noi origamisti siamo gente strana. Ci scatta questa voglia di piegare la realtà secondo le nostre regole e non importa se è un insetto, un elefante, un missile, il rosone della chiesa dove si sta sposando nostro cugino, una sedia a dondolo o – come nel mio caso – la facciata di un edificio.
Così passiamo ore nel tentativo di azzeccare le proporzioni, trovare la giusta angolazione, conciliare le prestazioni plastiche di materiali come cemento o travertino con la meravigliosa versatilità della carta.
Il processo comporta prove reiterate e una produzione massiccia di prototipi spesso destinati al rimpinguamento del cestino della carta straccia.
Ecco alcuni dei tanti “caduti sul campo”:
Una volta trovata la strada, però, è tutta una discesa. Si disegna il diagramma, si decide quale carta usare, si cominciano a segnare le varie pieghe sul foglio.
In questo caso, la prescelta è la sempre ottima Elefantenhaut (o Elephant Hide o carta “pelle di elefante” che dir si voglia) da 110g, color High White.
E finalmente, il momento della verità.
Lentamente, con molta pazienza, si fa “collassare” il foglio facendosi guidare dalle pieghe preparate in precedenza.
Completato il processo, un po’ di trucco e parrucco!
Si bloccano le pieghe con l’aiuto di alcune mollettine di legno, una leggera vaporizzazione con acqua e via! A riposo per tutta la notte… zzz… zzzzzz…
E voilà! Ecco il risultato finale dopo la “messa in piega” visto frontalmente
… e di sguincio, come nella foto originaria.
Idoneo sottofondo alle operazioni, una produzione ovviamente made in Manchester: “The Queen is Dead” degli Smiths, che proprio in questi giorni compie il suo 31° compleanno.
Ormai prossima alla partenza per Düsseldorf, dove sarò ospite di Cavanna S.p.A. nell’ambito di Interpack 2017.
Non posso non pensare a Bernd e Hilla Becher, poeti dell’acciaio e del cemento, cantori di un paesaggio industriale ormai diventato Storia e primi artefici della cosiddetta “Scuola di Düsseldorf”.
A maggior ragione se, attraversando spesso Milano in treno, si possono fare incontri come questo:
Sintesi del tutto, non può che essere un gasometro origami, realizzato con carta Curious Metallics Galvanized da 120g, prodotta da Arjo Wiggins.